venerdì 23 gennaio 2015

False fatture senza frontiere Frode fiscale da trenta milioni

Il «core business» era una frode fiscale «made in Valtrompia». Un «prodotto» che esportavano grazie a un vortice di fatture false emesse per operazioni inesistenti. Il sistema polverizzava la tracciabilità fiscale e finanziaria in una galassia di imprese di comodo sparse in mezzo mondo.
Il meccanismo spiega perchè l´operazione portata a termine dalle fiamme gialle di Gardone Valtrompia è stata denominata «Acquario»: è una vera e propria costellazione di società «cartiere» - costituite cioè con l´unico scopo di produrre falsa documentazione fiscale e aggirare le norme valutarie - quella che è stata portata alla luce dalle articolate indagini della Guardia di finanza sotto l´egida del pm Paolo Savio, già referente per la Procura di Eurojust.
Alla luce dello sviluppo internazionale della frode, gli inquirenti si sono mossi in stretta sinergia con i rappresentanti nazionali dell´Agenzia dell´Unione Europea, con sede a L´Aja, e con gli investigatori di Slovenia, Ungheria e Romania.
L´indagine potrebbe rivelarsi in futuro una sorta di modello investigativo per contrastare i reati fiscali transnazionali.
COMPLESSIVAMENTE sono 23 le persone indagate per associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione infedele. Delle 21 società coinvolte nell´inchiesta, 18 sono dislocate in Valtrompia nel triangolo compreso tra Sarezzo, Lumezzane e Villa Carcina. Le altre avevano sede legale in Slovenia, Ungheria e Romania.
La frode ruotava attorno a società specializzate nella commercializzazione di metalli ferrosi. Ricalcava un modello consolidato nel Bresciano, stavolta applicato su scala internazionale. Tutto è partito da una una verifica fiscale nei confronti di una ditta di autotrasporti di Villa Carcina. Esaminando le fatture, le Fiamme Gialle hanno ricostruito il sistema fraudolento incentrato sull´utilizzo di imprese «missing trader» valtrumpline ed estere. Questa rete di imprese fittizie aveva la funzione di fornire le pezze giustificative ad aziende italiane che acquistavano metalli in nero in Italia.
Per scoprire il raggiro le Famme Gialle hanno monitorato la reale provenienza e destinazione della merce attraverso sistemi di localizzazione satellitare installati sui mezzi di trasporto.
Le «missing trader» (è la seconda funzione svolta nella frode) ricevevano a fronte della falsa fattura emessa il relativo bonifico corrispondente alla somma indicata nel documento, per permettere, successivamente o contestualmente, di prelevare in contanti l´equivalente della somma dall´azienda italiana sul conto corrente, anche estero, intestato alla stesse imprese fittizie e di restituire la somma al reale fornitore della merce non coperta da fattura. Così l´importo veniva reimmesso, mancante di qualsiasi forma di tracciabilità, nel circuito finanziario nazionale.
In buona sostanza, è stato dimostrato che le imprese cedevano, di fatto, scarti metallici direttamente a chi li utilizzava e pagava, senza emettere fatture. Gli acquirenti annotavano documenti fiscali da altre imprese, sia all´estero sia in Italia, che non versavano alcuna imposta. Il ricorso a società aperte all´estero consentiva di monetizzare le false fatture (cui conseguivano regolari bonifici) e riportare il denaro in Italia senza passare attraverso la «rete» del sistema di antiriciclaggio nazionale.
L´evasione fiscale portata alla luce dalla Guardia di finanza è di oltre 30 milioni di euro.
NELL´INDAGINE sono stati coinvolti a vario titolo cento operatori della Guardia di Finanza con l´ausilio di un´unità cinofila «cash dog» in forza al Gruppo di Malpensa, utilizzata per la ricerca di denaro contante frutto dell´attività illecita. Trentasette le perquisizioni eseguite in abitazioni, aziende e studi delle province di Brescia, Belluno e Pordenone, mentre simultaneamente le forze di polizia straniere eseguivano blitz in aziende nei tre Paesi dell´Est coinvolti nella frode.
Seicentosessantanove mila dei 770 mila euro sequestrati erano contenuti in una cassetta di sicurezza custodita in un istituto di credito valtrumplino, mentre i controlli all´estero hanno portato al sequestro di documentazione amministrativo-contabile e di apparecchiature informatiche, considerate utili per le indagini.
Un plauso all´operazione delle fiamme gialle è arrivato dalla deputata bresciana del Pd Miriam Cominelli, membro della commissione d´inchiesta sulle ecomafie. «La frode fiscale portata alla luce - ha osservato - è tuttavia solo un tassello di un preoccupante mosaico di illegalità, di infiltrazione della criminalità organizzata e di legami con organizzazioni malavitose straniere sempre più frequente nel nostro territorio e sul quale è necessario mantenere la massima allerta da parte delle istituzioni».



Alessandro Faliva  bresciaoggi

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