lunedì 3 marzo 2014

Il «caso» Sirani in aula ma la valle è perplessa

Non è passata inosservata la presa di posizione del consiglio comunale di Lumezzane contro il «divieto d´accesso ai bambini» deciso (va detto), in un solo locale pubblico del Bresciano anche geograficamente lontano dalla Valgobbia. È stato l´assessore lumezzanese Rosanna Saleri (Bresciaoggi ne riferiva ieri) a schierarsi con le famiglie e il mondo dell´infanzia per contrastare quella che qualcuno definisce la tendenza a essere «childfree» o «no kids».
Ma se il consiglio comunale ha votato all´unanimità la proposta di esprimere solidarietà nei confronti dei piccoli e addirittura di organizzare iniziative di sostegno nei loro confronti, manifestando naturalmente dissenso verso questa tendenza, non tutti i lumezzanesi, soprattutto i giovani, appoggiano la linea e le idee sottolineate durante questo mandato dall´assessore con delega al Commercio e alle Pari opportunità.
Perchè se da una parte è stato trovato sostegno dal Comitato commercianti e da altre associazioni, c´è anche chi non è stato nemmeno interpellato. Per esempio a Flauzia Panada, presidente della Consulta sociale di Lumezzane, non è arrivata nessuna richiesta di adesione all´iniziativa. Viene insomma quasi da pensare che Saleri abbia deciso di cercare appoggi dove era certa di trovarne. E poi ci sono gli altri negozianti che non fanno parte del Comitato (sono decine) e i cittadini che guardano con sguardo interlocutorio a tutta la faccenda e sono sempre in attesa di vedere qualche comune essere pioniere in qualcosa. Magari di utile. Perchè senza voler mettere in discussione la scelta politica di contrastare quella che in realtà nel Bresciano non è una tendenza, ma un unico caso conosciuto che si chiama «Sirani» e riguarda Bagnolo Mella, per via di una pasticceria che ha deciso di chiudere le porte ai bambini in tarda serata, c´è chi ricorda all´assessore che in Valgobbia nessuno lascia fuori dalla porta famiglie con bebè e i problemi sono ben altri.
«È assurdo che un amministratore pagato dalla comunità si preoccupi di argomenti che non riguardano il territorio - scriveva ieri Debora Pasotti su Facebook -. In paese le criticità non mancano, inoltre si continua a parlare di famiglia dimenticando ancora le giovani coppie, i single e quelli che dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri».
Insomma, se i responsabili delle Pari opportunità in Valgobbia vogliono parlare di famiglie tradizionali e bambini ben venga; ma i temi sul tavolo, spesso ancora troppo scomodi, che riguardano la stessa materia sono anche l´omofobia, le coppie di fatto e il cyber bullismo, per citarne solo alcune; e più in generale le politiche di uguaglianza fra i generi (donna-uomo) e fra le diversità (culturali, disabilità, orientamento sessuale, nazionalità).
Tra le vie della città, nei bar del territorio - soprattutto in quelli che non fanno parte del Comitato -, le prese di posizione sull´assessore, che qualcuno ha già definito «impari», non si fanno attendere; e qualcuno ironizza facendo anche il verso a quanto detto tempo fa Sabina Guzzanti a proposito dell´allora ministro Mara Carfagna: «Non la si può mettere da nessuna parte, ma di certo non la si può mettere alle Pari opportunità». M.BEN.

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