Non è passata inosservata la presa di posizione del consiglio comunale
di Lumezzane contro il «divieto d´accesso ai bambini» deciso (va detto),
in un solo locale pubblico del Bresciano anche geograficamente lontano
dalla Valgobbia. È stato l´assessore lumezzanese Rosanna Saleri
(Bresciaoggi ne riferiva ieri) a schierarsi con le famiglie e il mondo
dell´infanzia per contrastare quella che qualcuno definisce la tendenza a
essere «childfree» o «no kids».
Ma se il consiglio comunale ha
votato all´unanimità la proposta di esprimere solidarietà nei confronti
dei piccoli e addirittura di organizzare iniziative di sostegno nei loro
confronti, manifestando naturalmente dissenso verso questa tendenza,
non tutti i lumezzanesi, soprattutto i giovani, appoggiano la linea e le
idee sottolineate durante questo mandato dall´assessore con delega al
Commercio e alle Pari opportunità.
Perchè se da una parte è stato
trovato sostegno dal Comitato commercianti e da altre associazioni, c´è
anche chi non è stato nemmeno interpellato. Per esempio a Flauzia
Panada, presidente della Consulta sociale di Lumezzane, non è arrivata
nessuna richiesta di adesione all´iniziativa. Viene insomma quasi da
pensare che Saleri abbia deciso di cercare appoggi dove era certa di
trovarne. E poi ci sono gli altri negozianti che non fanno parte del
Comitato (sono decine) e i cittadini che guardano con sguardo
interlocutorio a tutta la faccenda e sono sempre in attesa di vedere
qualche comune essere pioniere in qualcosa. Magari di utile. Perchè
senza voler mettere in discussione la scelta politica di contrastare
quella che in realtà nel Bresciano non è una tendenza, ma un unico caso
conosciuto che si chiama «Sirani» e riguarda Bagnolo Mella, per via di
una pasticceria che ha deciso di chiudere le porte ai bambini in tarda
serata, c´è chi ricorda all´assessore che in Valgobbia nessuno lascia
fuori dalla porta famiglie con bebè e i problemi sono ben altri.
«È
assurdo che un amministratore pagato dalla comunità si preoccupi di
argomenti che non riguardano il territorio - scriveva ieri Debora
Pasotti su Facebook -. In paese le criticità non mancano, inoltre si
continua a parlare di famiglia dimenticando ancora le giovani coppie, i
single e quelli che dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri».
Insomma,
se i responsabili delle Pari opportunità in Valgobbia vogliono parlare
di famiglie tradizionali e bambini ben venga; ma i temi sul tavolo,
spesso ancora troppo scomodi, che riguardano la stessa materia sono
anche l´omofobia, le coppie di fatto e il cyber bullismo, per citarne
solo alcune; e più in generale le politiche di uguaglianza fra i generi
(donna-uomo) e fra le diversità (culturali, disabilità, orientamento
sessuale, nazionalità).
Tra le vie della città, nei bar del
territorio - soprattutto in quelli che non fanno parte del Comitato -,
le prese di posizione sull´assessore, che qualcuno ha già definito
«impari», non si fanno attendere; e qualcuno ironizza facendo anche il
verso a quanto detto tempo fa Sabina Guzzanti a proposito dell´allora
ministro Mara Carfagna: «Non la si può mettere da nessuna parte, ma di
certo non la si può mettere alle Pari opportunità». M.BEN.
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