venerdì 21 febbraio 2014

L´artigiano e la casalinga nella rete del cravattaro

In paese, tra i bar della piazza e la chiesa, lo conoscevano come un «lavoratore» sempre pronto a dare una mano a chi lo cercava chiedendogli soldi. Nulla di strano, quindi, a Lumezzane, dove M.R. viveva da 35 anni dopo essersi trasferito dalla sua Sicilia in Val Gobbia. E il pensionato, che fino ai primi anni Ottanta era stato proprietario di una piccola impresa edile, non si tirava indietro davanti a nulla.
Come nel caso dell´artigiano della Val Gobbia che dal 2004 al 2013 gli avrebbe versato qualcosa come 100 mila euro a fronte di un debito di poche migliaia. Lo stesso artigiano che, davanti ai carabinieri, ha ammesso che quei soldi gli servivano per «tenere aperta l´attività» e per questo non lo ha mai denunciato.
NEPPURE QUANDO M.R. lo ha preso a calci, pugni e sprangate pretendendo il saldo delle rate scadute. Il suo nome adesso è tra i 12 che hanno confermato di essere stati «usurati». In totale almeno mezzo milione di euro prestati. Tra questi anche i 2500 euro della signora Maria, casalinga di Lumezzane. Lei, senza lavoro fisso e fonti di sostentamento tali da poterle garantire un prestito in banca, due estati fa si era rivolta all´arrestato per «avere gli euro necessari alla ristrutturazione di casa». Detto e fatto: i soldi si sono materializzati in mano della casalinga dopo poche ore con un «contratto» siglato dalla stretta di mano. E poco importa se quei 2500 euro siano diventati il triplo. La donna ha chiuso il suo debito senza ritardi e senza constringere M.R. alle maniere forti per «rientrare dall´investimento». Stessa tecnica che il pensionato, assieme a due complici,, aveva cercato di mettere in campo taglieggiando una commerciante di Gussago nel 2009. Quella volta, però, la vittima si era ribellata ai «modi» dei riscossori, denunciandoli all´autorità di polizia. Purtroppo cinque anni fa non si erano raccolte prove provate dell´usura e dell´estorsione messa in atto. Le stesse prove che a ottobre hanno portato in cella M.R. e fatto denunciare a piede libero i due complici del caso di Gussago. «Aveva sempre disponibilità economica immediata - hanno confermato i carabinieri - frutto del giro di usura messo in piedi tra Val Trompia e Val Sabbia. In paese lo conoscevano, ma mai nessuna delle sue vittime lo aveva denunciato. Del resto erano in stato di necessità e lui i soldi li dava senza garanzie, anche se con interessi da capogiro...». GIU.SPAT.  BRESCIAOGGI

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