venerdì 21 febbraio 2014

Prestava soldi a usura, in manette pensionato

Quando si è presentato sull´uscio della caserma di Sabbio Chiese ormai era all´ultima spiaggia, con 25mila euro già pagati, due assegni protestati perchè non coperti e altri dieci mila euro da saldare a breve. Esasperato e sotto minaccia del suo strozzino, l´uomo non avrebbe più retto la situazione, cercando aiuto all´ombra dell´Arma.
Lui, stimato consulente assicurativo di Brescia, era stato costretto a chiedere «soldi facili ma costosi» per coprire i buchi su polizze non saldate. Un debito di 5 mila euro lievitato fino a 35 mila in pochi mesi, con tassi del 20% al mese e del 240% l´anno. «Non avevo scelta - ha spiegato l´uomo denunciando il suo aguzzino -. Non facevo in tempo a ripianare gli interessi che l´avevo alla porta per la seconda rata scaduta da un giorno. E poi, se non avessi pagato, millantava amicizie pericolose con clan albanesi, calabresi e siciliani». Tanto è bastato, lo scorso ottobre, per far partire l´indagine che ha consentito ai Carabinieri della Compagnia di Salò di arrestare un pensionato di Lumezzane, M.R. le sue iniziali del 1947, per il reato continuato di usura aggravata. Soltanto due giorni fa sempre per il reato di usura i carabinieri avevano arrestato due imprenditori, di Manerba e Erbusco.
Una operazione lampo, l´ultima, portata a termine grazie alla collaborazione dell´assicuratore taglieggiato che, dall´aprile del 2011, si era rivolto al pensionato (conosciuto tramite amici) per rimediare la liquidità necessaria a far fronte a scadenze legate al lavoro. Fissato l´ultimo incontro, l´assicuratore il 28 ottobre si è presentato al Passo del Cavallo sul confine tra Lumezzane e Agnosine.
IN UN BAR TABACCHI ad aspettare lo scambio dell´ultimo assegno da 10mila euro c´erano pure gli uomini dell´Arma in borghese. Un attimo, giusto il tempo di un´occhiata alla strada, e il pensionato si è trovato davanti Carabinieri e manette. «Era sopreso - hanno spiegato in caserma a Brescia -. Non si aspettava di essere fermato così. Del resto almeno da dieci anni operava senza remore. Sicuramente dal 2011 la parte offesa avrebbe ricevuto 4 prestiti di denaro per un totale di 18mila euro, restituendone compresi gli interessi usurai circa 25mila. Un giro d´affari importante se si considerano le altre 11 vittime accertate durante le indagini». Sì, perchè l´assicuratore bresciano non è stata nè la prima nè l´ultima vittima del cravattaro valgobbino, trasferito agli arresti domiciliari dallo scorso primo gennaio a causa «delle precarie condizioni di salute incompatibili con il carcere». Gli accertamenti avviati sui documenti prelevati a casa di M.R., che fino al 1982 aveva avuto una azienda edile e che da nove anni risulta essere artigiano in pensione, hanno consentito di ricostruire una fitta rete d´affari, un mercato dei prestiti ad usura che avrebbe coinvolto soprattutto piccoli artigiani, imprenditori e liberi professionisti in difficoltà a causa della crisi.
«Nella cassaforte di casa abbiamo rinvenuto decine di titoli al portatore, lasciati come garanzia dei ´pagherò´ - hanno confidato gli investigatori -. Non solo: c´era pure del denaro, circa 5 mila euro oltre a valute estere e assegni bancari, cambiali, fotocopie di documenti d´identità, appunti contabili». Tra i documenti anche i nomi di cinque artigiani oramai scomparsi, caduti in passato nella sua rete. «L´importante - hanno rimarcato i Carabinieri di Salò e Sabbio Chiese - è far capire che lo Stato non deve essere l´ultima spiaggia ma la prima mano amica a cui chiedere aiuto». Ora le indagini proseguono per individuare altre vittime del pensionato che, chiusa la sua ditta, aveva trovato la strada facile per fare soldi illegali. giuseppe.spatola@bresciaoggi.it


Giuseppe Spatola  BRESCIAOGGI

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