La crisi non molla la presa: il suo morso continua a rodere le realtà
produttive locali e a Lumezzane un´altra azienda non ce l´ha fatta. Dopo
un storia lunga generazioni anche l´Assoni Giulio Srl, impresa fondata
nel 1960 specializzata nello stampaggio a caldo dell´ottone e nella
lavorazione dello stesso, chiude i battenti lasciando a casa 30
famiglie, tra le quali anche quella della giovane figlia del titolare.
LA
NOTIZIA è arrivata all´improvviso nelle scorse settimane, quando la
proprietà ha informato che la situazione era diventata insostenibile. E
il 30 settembre i cancelli dello stabilimento in località Fontana si
sono aperti (e chiusi) per l´ultima volta. «L´esame congiunto tra
impresa e personale si è svolto lo scorso 2 ottobre - spiega il
sindacalista Giuseppe Vocale (Cgil) - quando è stata concordata la cassa
integrazione straordinaria per 12 mesi e l´avvio delle procedure di
concordato preventivo che l´azienda presenterà in questi giorni. In base
agli accordi che verranno confermati nelle prossime settimane ci sarà
la possibilità di richiedere altri 12 mesi di cassa, dopodichè gli
ammortizzatori sociali si esauriranno con l´indennità di disoccupazione -
continua il rappresentante sindacale - La comunicazione al personale
effettivamente è arrivata abbastanza tardi. La notizia era nell´aria, ma
l´azienda ha preferito attendere prima di dare conferme ufficiali. La
causa della forte crisi finanziaria è da attribuire alla tipologia di
attività: la stamperia non produceva prodotti propri e lavorava conto
terzi con margini non più sostenibili».
Insomma, la solita vecchia
storia che caratterizza numerose aziende locali: in alcuni settori i
prezzi li fanno i clienti e i margini sono ridotti all´osso. Spesso si è
costretti a lavorare sottocosto per non perdere le commesse e non
lasciare fermi gli impianti produttivi. Ma poi i nodi arrivano al
pettine e i guai non si fanno attendere.
QUELLO dell´Assoni è uno
dei paradossi collegati a questa congiuntura economica che sta decimando
le realtà produttive del paese: un´impresa a cui il lavoro non mancava,
gli ordini arrivavano, ma putroppo la situazione economica aziendale
non ha permesso di andare oltre.
«In azienda non c´era una forte
sindacalizzazione - conclude il sindacalista - ma da quando seguo questa
realtà ricordo solo qualche giorno di cassa integrazione sporadico
autorizzato tra il 2009 e il 2010. Non sono mai stati usati altri
ammortizzatori». È forte l´amarezza del personale che da un giorno
all´altro si è trovato sulla strada senza troppe sicurezze.
Ma anche
per il titolare, Giuseppe Assoni, la decisione non è stata presa a cuor
leggero, purtroppo il confronto con la dura realtà non ha dato scampo
ad altre possibilità. Nonostante la proprietà non si sia lasciata andare
ad analisi dettagliate sulle criticità emerse, si è resa disponibile a
prendere i curriculum dei dipendenti per poterli riposizionare. Mossa
apprezzabile, ma bisognerà capire se riuscirà poi a concretizzarsi in un
nuovo posto di lavoro. bresciaoggi mb
meno auto nuove e più investimenti produttivi...
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