Appena dopo, la rabbia. Perché lo si sapeva. Perché l’Italia si sente sola (l’Europa dov’è?). Perché i pescatori raccontano cose che aggiungono brividi a stati d’animo già febbricitanti. Perché dopo decenni di accadimenti ci si sente ancora impreparati ad accogliere.
E le parole scorrono come fiumi in piena. Tante sono cariche di sentimento e servono a sfogare un dolore che non può restare muto. Tante altre sono contenitori vuoti, che finiscono in un grande immondezzaio con scritto «retorica» sull’ingresso. Altre ancora - poche - brillano come un faro e hanno il potere di dischiudere orizzonti, di creare un domani. Se non altro per coloro che non sono annegati o bruciati tra le fiamme. Alcune di queste parole, vengono da Brescia.«È il nostro lavoro accogliere i migranti: siamo operativi per farlo». Subito. In questi termini si è espresso Paolo Cominelli, presidente della cooperativa K-Pax di Breno. E aggiunge: «Dal 2004 lavoriamo a un progetto Spar di accoglienza integrata, e in neanche dieci anni la Valle Camonica ha accolto circa 200 persone. Con il nuovo progetto, al via nel 2014, si potranno accogliere fino a 35 migranti l’anno». E non è tutto. Perché, se la Valcamonica ha fatto da apripista, altri l’hanno seguita a ruota. L’associazione Adl di Brescia ha avviato un proprio progetto in ambito Spar nel 2010 e ha accolto, collaborando con i comuni di Cellatica, Roncadelle e Castegnato, ben 154 persone, di cui 33 beneficiano oggi dei servizi offerti.
Ma il nuovo progetto preannuncia una svolta. «Con la partecipazione diretta dei comuni Brescia, Castenedolo, Azzano Mella e Lumezzane - spiega Agostino Zanotti, presidente di Adl - si darà vita a un sistema integrato di accoglienza, che innalzerà a 110 il numero di migranti che Brescia e provincia potranno accogliere ogni anno». Ci sarà dunque anche il Comune di Brescia a dare man forte. Lo conferma l’assessore Marco Fenaroli: «Brescia è da 30 anni che vive nei contrasti dell’immigrazione e ha saputo farne tesoro e portarsi avanti. Parliamo di un progetto che sosterrà e darà stabilità alle associazioni coinvolte, così da essere in grado di offrire una vera accoglienza».
Centodieci migranti l’anno, dunque. Un numero che, stando a come la pensa Cominelli, potrebbe anche aumentare in caso di emergenza. «Certo. Riflettiamo: la Valcamonica ha 42 comuni, e se anche solo la metà si impegnasse ad accogliere quattro migranti, saremmo già a 84. E senza alcun impatto negativo: i problemi nascono quando rinchiudi decine di persone in un unico posto, non quando gli permetti di vivere come si deve» commenta lo stesso Cominelli. Che si esprime ancorandosi ai numeri dell’esperienza, più che alla teoria.
Accoglienza «camuna», dunque. Qualcuno non potrà che sentirsi incredulo... «Lo so. E lo dico da camuno. Il problema è che siamo intrisi di slogan politici. Ma negli ultimi anni la Valcamonica ha dimostrato di avere uno straordinario tessuto sociale pronto a darsi da fare: insegnanti di italiano in pensione, membri del Club Alpino Italiano, scuole, oratori, squadre di calcio, compagnie teatrali. E il loro apporto è stato determinante, perché servono sì gli specialisti, ma anche tante persone che aiutino i migranti a vivere la quotidianità in modo normale». La paura dello straniero e di ciò che non rientra nei confini della nostra conoscenza si farà sentire anche stavolta. È certo. Ma anche un’altra cosa è certa: Brescia c’è. E ci aveva pensato già prima che divampassero le fiamme di giovedì. (corriere della sera / brescia)
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