lunedì 1 ottobre 2012

Decisioni dall´alto: la rabbia dei sindaci per il caso ospedale

Sono arrabbiati e perplessi i sindaci della Valtrompia: commentando la vicende dell´ospedale di Gardone sottolineano l´esistenza di un problema di correttezza dei rapporti tra istituzioni. E alla fine dell´assemblea della Comunità montana hanno usato parole pesanti: «È una questione d´onore e rispetto; si tratta di tener fede all´impegno preso di fronte ai sindaci dai vertici dell´Asl, dopo il trasferimento dei parti a Brescia, di non prendere decisioni senza incontrarci», ha detto Massimo Ottelli.
L´ospedale gardonese, lo ricordiamo, ha appena perso anche Ginecologia; e non solo. Sul fronte del promesso potenziamento del pronto soccorso si prospettano tempi lunghi. Il progetto presentato in Comune a Gardone ha avuto il sì della commissione Edilizia è aspetta solo alcuni documenti per l´approvazione; ma poi l´Asl chiederà la stesura del progetto esecutivo in sede di appalto a chi l´avrà vinto. Nel frattempo, però, si è aggiunto un piano di riorganizzazione della farmacia interna e, come spiegato dal sindaco di Marmentino, Gabriele Zanolini, ci sarebbero problemi anche per la copertura di un posto importante nel blocco di Chirurgia. E il tutto è stato appreso dalla stampa: un fatto percepito come uno «schiaffo» dagli amministratori locali. Il loro disagio si è subito formalizzato, su proposta del presidente Bettinsoli, in una lettera pesante nei contenuti indirizzata ai vertici regionali, ai consiglieri e al direttore generale dell´Azienda ospedaliera Spedali civili di Brescia Cornelio Coppini, con una richiesta di incontro a breve. 
Nel testo si ricorda che che la Valtrompia «ha dovuto subire quanto si temeva. Dopo il trasferimento sempre contestato del punto nascite ci sono problemi per la farmacia e, nonostante le rassicurazioni ricevute in più sedi, è stata unilateralmente decisa la chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia. E per l´ennesima volta la notizia è stata diffusa dai mass media senza che gli amministratori locali abbiano avuto la possibilità di conoscerne le motivazioni». E.BERT.

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