venerdì 8 giugno 2012

Nella lotteria delle presidenze San Sebastiano rischia la sede

Nascite in calo e la nuova riorganizzazione che la Regione Lombardia impone stanno mettendo a dura prova la scuola dell´obbligo di Lumezzane che deve far fronte a queste criticità per impedire eventuali chiusure come successo, ad esempio, con la Montessori di Pieve. Di questo ha discusso in un incontro pubblico l´altra sera al teatro Odeon il tavolo tecnico di Lumezzane allargato alla dirigente dell´ufficio scolastico provinciale Maria Rosa Raimondi.
DELL´ENTE nato quasi tre anni fa per discutere dei problemi sulla scuola valgobbina, fanno parte l´assessore all´Istruzione Lucio Facchinetti, la dirigente comunale Laura Staffoni e i presidi dei singoli istituti comprensivi: Maria Caccagni di Sant´Apollonio, Mauro Zoli dell´istituto superiore Moretti, Riccardo Nember degli asili privati e Francesco Vassalini in capo a Pieve e reggente a San Sebastiano.
Ferma restando l´offerta formativa prevista l´anno prossimo con le stesse classi e istituti, la novità principale arriverà solo dal 2013-14. E a darne notizia è stato l´assessore. «Dopo varie riunioni del tavolo tecnico e in commissione comunale - ha detto il vicesindaco - abbiamo proposto di avere due istituti comprensivi invece di tre». Nel dettaglio, l´idea prevede di «eliminare» San Sebastiano accorpandolo in parte nel complesso di Pieve e a Sant´Apollonio. Il motivo? «In tempi di crisi la Regione ci chiede di riorganizzare il sistema - ha esordito Maria Rosa Raimondi - e come provincia possiamo dare il via libera agli istituti con almeno 1.000 alunni, 600 in deroga».
E IN VIRTÙ di questa legge, a sacrificarsi potrebbe essere San Sebastiano nonostante i numeri. 700, infatti, risultano gli iscritti nel comprensivo di Pieve (dagli asili alle medie), 600 proprio a San Sebastiano e circa 550 a Sant´Apollonio che risulta sottodimensionato visto che non ha gli asili in dote.
Ma l´idea che sia San Sebastiano a dover essere assorbita dagli altri non piace a insegnanti e personale delle scuole della frazione che non vogliono perdere l´autonomia. «I numeri ci danno ragione - hanno protestato - ma pesa il fatto di non avere un preside fisso».
La nuova riforma, in ogni caso, entrerà in vigore tra un anno e quindi ci sarà il tempo per analizzare aspetti positivi e negativi, ma come ha sottolineato la dirigente provinciale, sarà solo un cambiamento di facciata, non toccherà nulla nelle classi e nell´offerta formativa se non per i casi di eccessivo calo degli studenti. In sostanza, novità solo per la dirigenza, con una nuova organizzazione e gestione delle risorse e la possibilità di avere un preside fisso e assicurare la formazione degli insegnanti.F.Zizzo (Bresciaoggi)

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