Nascite in calo e la nuova riorganizzazione che la Regione Lombardia
impone stanno mettendo a dura prova la scuola dell´obbligo di Lumezzane
che deve far fronte a queste criticità per impedire eventuali chiusure
come successo, ad esempio, con la Montessori di Pieve. Di questo ha
discusso in un incontro pubblico l´altra sera al teatro Odeon il tavolo
tecnico di Lumezzane allargato alla dirigente dell´ufficio scolastico
provinciale Maria Rosa Raimondi.
DELL´ENTE nato quasi tre anni fa per
discutere dei problemi sulla scuola valgobbina, fanno parte l´assessore
all´Istruzione Lucio Facchinetti, la dirigente comunale Laura Staffoni e
i presidi dei singoli istituti comprensivi: Maria Caccagni di
Sant´Apollonio, Mauro Zoli dell´istituto superiore Moretti, Riccardo
Nember degli asili privati e Francesco Vassalini in capo a Pieve e
reggente a San Sebastiano.
Ferma restando l´offerta formativa
prevista l´anno prossimo con le stesse classi e istituti, la novità
principale arriverà solo dal 2013-14. E a darne notizia è stato
l´assessore. «Dopo varie riunioni del tavolo tecnico e in commissione
comunale - ha detto il vicesindaco - abbiamo proposto di avere due
istituti comprensivi invece di tre». Nel dettaglio, l´idea prevede di
«eliminare» San Sebastiano accorpandolo in parte nel complesso di Pieve e
a Sant´Apollonio. Il motivo? «In tempi di crisi la Regione ci chiede di
riorganizzare il sistema - ha esordito Maria Rosa Raimondi - e come
provincia possiamo dare il via libera agli istituti con almeno 1.000
alunni, 600 in deroga».
E IN VIRTÙ di questa legge, a sacrificarsi
potrebbe essere San Sebastiano nonostante i numeri. 700, infatti,
risultano gli iscritti nel comprensivo di Pieve (dagli asili alle
medie), 600 proprio a San Sebastiano e circa 550 a Sant´Apollonio che
risulta sottodimensionato visto che non ha gli asili in dote.
Ma
l´idea che sia San Sebastiano a dover essere assorbita dagli altri non
piace a insegnanti e personale delle scuole della frazione che non
vogliono perdere l´autonomia. «I numeri ci danno ragione - hanno
protestato - ma pesa il fatto di non avere un preside fisso».
La
nuova riforma, in ogni caso, entrerà in vigore tra un anno e quindi ci
sarà il tempo per analizzare aspetti positivi e negativi, ma come ha
sottolineato la dirigente provinciale, sarà solo un cambiamento di
facciata, non toccherà nulla nelle classi e nell´offerta formativa se
non per i casi di eccessivo calo degli studenti. In sostanza, novità
solo per la dirigenza, con una nuova organizzazione e gestione delle
risorse e la possibilità di avere un preside fisso e assicurare la
formazione degli insegnanti.F.Zizzo (Bresciaoggi)
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