venerdì 4 maggio 2012

Fatture false per 8,5 milioni di euro

Nascondere il vero guadagno con costi mai sostenuti grazie a fatture false che attestino il pagamento per acquisti o operazioni inesistenti. Un mezzo, di fatto, per evitare di pagare le tasse su quanto ricavato complessivamente. Con questo metodo e servendosi di società «cartiere» esistenti al solo scopo di produrre quelle fatture, seppur false, un'azienda che operava nel settore del commercio dei rottami metallici di Lumezzane avrebbe prodotto costi indebitamente dedotti dal reddito imponibile per 8,5 milioni di euro.
A scoprirlo sono stati gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Brescia dopo una serie di indagini e verifiche nate dopo una precedente operazione denominata «Pulcinella» che aveva portato all'arresto di undici persone (due in carcere, nove ai domiciliari) per una maxifrode fiscale che dal Napoletano arrivava alla Valgobbia. Tre le «società cartiere» che erano state individuate che coprivano contabilmente gli acquisti di materie prime effettuati da diverse imprese, tra le quali anche quella di Lumezzane finita nuovamente nel mirino dei militari della Finanza che, peraltro, in quella circostanza avevano posto sotto sequestro preventivo 15 immobili, un terreno, un'autovettura di lusso, due moto e un rimorchio, tutti riferibili - secondo l'accusa - alla ditta sottoposta a verifiche.
E il nuovo filone di indagine sulla ditta valgobbina ha portato poi alla scoperta di un'evasione di Iva per 1,7 milioni di euro e omessi versamenti di Irap per 360mila euro. Ma non si tratta della sola frode fiscale scoperta negli ultimi giorni dalla Guardia di finanza bresciana che nei primi quattro mesi dell'anno ha provveduto a denunciare 30 persone, dieci delle quali per omessa dichiarazione dei redditi, sedici per occultamento o distruzione contabile, e otto per presentazioni fraudolente ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Tra i casi rilevanti anche quello di un concessionario d'auto di Gavardo, scoperto dai militari della tenenza di Salò che ha evaso l'Iva per 1.200.000 euro negli anni che vanno dal 2007 al 2010. Secondo quanto accertato dalle Fiamme gialle gardesane a fronte di normali acquisti di auto usate nei Paesi dell'Unione europea, la ditta sfruttava illecitamente il regime europeo per la vendita (il cosiddetto regime del margine). L'azienda che vendeva gli autoveicoli in Italia emetteva due distinte fatture: una che consegnava al cliente, regolare, con indicazione dell'Iva; un'altra che però veniva annotata nella contabilità, con lo stesso importo complessivo ma senza indicare l'Iva. Il venditore così facendo incassava di fatto l'imposta senza versarla allo Stato. Non solo: sono state registrate fatture per operazioni inesistenti per più di 200mila euro negli anni 2008, 2009, 2010 e ha omesso di dichiarare ricavi per 140mila euro. dz (giornale di brescia)

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