martedì 16 settembre 2014

Lumezzane si prepara ad ospitare i profughi

C´è molta confusione in merito ai profughi che il prefetto di Brescia ha chiesto di ospitare in alcuni comuni della provincia. A Lumezzane se ne parla da tempo, ma per il momento l´Amministrazione non ha ricevuto richieste ufficiali per accogliere gli stranieri. Il sindaco Matteo Zani si dice comunque a favore di questa iniziativa che chiede collaborazione per ospitare piccoli gruppi da distribuire in diversi paesi. Ma in Valgobbia c´è anche il Mosaico, che da anni si occupa di integrazione e ha «coprodotto» un film che parla di questi temi (ne scriviamo nel box a fianco).
DA TEMPO la cooperativa partecipa allo Sprar (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), gestito in collaborazione con l´associazione «ADL a Zavidovici». La sede lumezzanese è un distaccamento del comune di Cellatica e prevede l´accoglienza di 10 richiedenti asilo, in 2 unità abitative del paese, messe a disposizione dal Mosaico. Opera attraverso un´équipe composta da un coordinatore e due operatori e non utilizza strutture pubbliche.
«Il servizio non è destinato agli immigrati in generale, ma a chi ha già fatto richiesta di asilo politico – spiega Valter Tanghetti della cooperativa -. Un conto è parlare di Sprar, progetto attivato con la precedente amministrazione di centrodestra e riconfermato con l´attuale con la quale condividiamo un forte valore etico e sociale; un´altra cosa è lo stato d´emergenza di cui parla la Prefettura. Ma anche su questi piccoli gruppi che arrivano nei paesi c´è molta disinformazione: i 35 euro concessi dal Ministero non vengono messi nelle mani dei rifugiati, ai quali spetta solo un pocket money di 2,5 euro al giorno. Il resto serve a coprire le spese di alloggio, l´assistenza legale e burocratica».
Oltre allo Sprar il Mosaico intende aprire un tavolo con i comuni coinvolti dall´emergenza sui quali la Prefettura sta insistendo. L´intenzione sarebbe quella di mettere a servizio dei nuovi arrivati la propria esperienza nel settore, per gestire la situazione in modo intelligente senza creare ghetti.
«Per un comune di migliaia di abitanti 5 giovani stranieri non fanno la differenza e non pesano sulla società, anzi possono diventare una risorsa - continua Tanghetti -. Chiaramente c´è un lavoro specifico da fare. Non bisogna lasciarli a loro stessi, ma seguirli nel percorso sanitario e nella richiesta dei permessi di soggiorno. C´è poi la comunicazione, con l´insegnamento della lingua. Se i profughi sono ben seguiti, è sufficiente sedersi con l´amministrazione locale e capire le reali necessità del paese. Questi giovani hanno voglia di fare. A Lumezzane sono stati impiegati per tinteggiare ringhiere, senza mai sovrapporli con lavori di altre realtà». Non c´è l´intenzione di portar via il lavoro ad altri: le necessità dei comuni sono sotto gli occhi di tutti, basta capire dove e come indirizzare queste persone.  bresciaoggi  Marco Ben.

Nessun commento:

Posta un commento