C´è molta confusione in merito ai profughi che il prefetto di Brescia ha
chiesto di ospitare in alcuni comuni della provincia. A Lumezzane se ne
parla da tempo, ma per il momento l´Amministrazione non ha ricevuto
richieste ufficiali per accogliere gli stranieri. Il sindaco Matteo Zani
si dice comunque a favore di questa iniziativa che chiede
collaborazione per ospitare piccoli gruppi da distribuire in diversi
paesi. Ma in Valgobbia c´è anche il Mosaico, che da anni si occupa di
integrazione e ha «coprodotto» un film che parla di questi temi (ne
scriviamo nel box a fianco).
DA TEMPO la cooperativa partecipa allo
Sprar (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), gestito in
collaborazione con l´associazione «ADL a Zavidovici». La sede
lumezzanese è un distaccamento del comune di Cellatica e prevede
l´accoglienza di 10 richiedenti asilo, in 2 unità abitative del paese,
messe a disposizione dal Mosaico. Opera attraverso un´équipe composta da
un coordinatore e due operatori e non utilizza strutture pubbliche.
«Il
servizio non è destinato agli immigrati in generale, ma a chi ha già
fatto richiesta di asilo politico – spiega Valter Tanghetti della
cooperativa -. Un conto è parlare di Sprar, progetto attivato con la
precedente amministrazione di centrodestra e riconfermato con l´attuale
con la quale condividiamo un forte valore etico e sociale; un´altra cosa
è lo stato d´emergenza di cui parla la Prefettura. Ma anche su questi
piccoli gruppi che arrivano nei paesi c´è molta disinformazione: i 35
euro concessi dal Ministero non vengono messi nelle mani dei rifugiati,
ai quali spetta solo un pocket money di 2,5 euro al giorno. Il resto
serve a coprire le spese di alloggio, l´assistenza legale e
burocratica».
Oltre allo Sprar il Mosaico intende aprire un tavolo
con i comuni coinvolti dall´emergenza sui quali la Prefettura sta
insistendo. L´intenzione sarebbe quella di mettere a servizio dei nuovi
arrivati la propria esperienza nel settore, per gestire la situazione in
modo intelligente senza creare ghetti.
«Per un comune di migliaia di
abitanti 5 giovani stranieri non fanno la differenza e non pesano sulla
società, anzi possono diventare una risorsa - continua Tanghetti -.
Chiaramente c´è un lavoro specifico da fare. Non bisogna lasciarli a
loro stessi, ma seguirli nel percorso sanitario e nella richiesta dei
permessi di soggiorno. C´è poi la comunicazione, con l´insegnamento
della lingua. Se i profughi sono ben seguiti, è sufficiente sedersi con
l´amministrazione locale e capire le reali necessità del paese. Questi
giovani hanno voglia di fare. A Lumezzane sono stati impiegati per
tinteggiare ringhiere, senza mai sovrapporli con lavori di altre
realtà». Non c´è l´intenzione di portar via il lavoro ad altri: le
necessità dei comuni sono sotto gli occhi di tutti, basta capire dove e
come indirizzare queste persone. bresciaoggi Marco Ben.
Nessun commento:
Posta un commento