Sono complessivamente 33 le persone coinvolte nell’inchiesta condotta
dalla polizia di Trieste e coordinata dalla Dda della stessa città. Gli
agenti hanno arrestato in varie città italiane e all’estero dieci
passeur in flagranza di reato (due in Romania), sei in esecuzione di
ordinanze di custodia cautelare, quattro persone sono ancora ricercate
(all’estero), e altre 13 sono indagate. Tra le sei persone arrestate c’è
anche il capo dell’organizzazione, Zafar Iqbal, bloccato a Lumezzane (
Brescia) sabato scorso. Iqbal era riparato in Belgio ma gli agenti lo
hanno arrestato nelle poche ore in cui era tornato in Italia,
per incassare denaro provento dell’attività illecita.
Le accuse sono di associazione per delinquere e traffico di
clandestini. Nessuno dei componenti dell’organizzazione era irregolare
in Italia: la maggior parte erano persone in attesa o in possesso dello
status di asilo, molto avevano un permesso di soggiorno.
L’organizzazione, come hanno spiegato la responsabile della Polizia di
Frontiera di Trieste, Manuela De Giorgio, e il capo della Squadra
Mobile, Roberto Giacomelli, aveva cellule in vari
Paesi in modo da garantire il trasferimento dei migranti dai luoghi di
origine fino all’Italia e da qui in Germania, Svezia, Inghilterra e
altri stati del Nord Europa.
La base principale della banda era in Italia, in Lombardia, da dove
venivano gestiti i flussi di persone. Nel periodo delle indagini, sono
stati un centinaio i migranti rintracciati. Particolari ringraziamenti
sono stati espressi nei confronti dell’Interpol e delle polizie di
Slovenia, Croazia e Germania, che hanno collaborato in modo
«imprescindibile» alle indagini, cominciate a fine 2012.
De Giorgi ha segnalato che di recente il «flusso di clandestini è
aumentato ed è cambiato il modo di trasferimento: viaggiano meno in Tir e
molto di più in piccoli furgoni per eludere i controlli. Spesso,
essendo i viaggi molto lunghi e le condizioni di viaggio dure, abbiamo
soccorso tanti migranti», ha concluso. giornale di brescia
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