Una
nuova attività artigianale è stata autorizzata nel settembre scorso tra via
Dosselli e via Verginella, nella frazione Fontana, mentre un´altra ha avuto il
via libera a San Sebastiano alla fine di ottobre. Infine, l´ultimo caso,
sicuramente più eclatante oltre che più recente porta il nome «Camozzi»: il
grande gruppo industriale ha aperto un magazzino nell´area di via Rango che fino
al 2002 ha ospitato la «Sabaf», prima che quest´ultima si trasferisse a
Ospitaletto.
Stiamo parlando dei piani attuativi che la giunta di Lumezzane ha adottato in questi ultimi mesi, e che hanno consentito alle piccole e grandi aziende valgobbine di continuare a lavorare sul territorio senza cercare soluzioni esterne, come hanno dovuto fare (e stanno ancora facendo) altre realtà produttive alla ricerca di spazi e infrastrutture che la città non può offrire. Piani che sottolineano una controtendenza: quella delle industrie che vogliono restare.
Oggi in Valgobbia si contano numerosi capannoni industriali vuoti, e due esempi particolarmente rappresentativi sono forniti dalla sede della «Gs» e dell´«Idrosanitaria Bonomi» a San Sebastiano. Ma nell´inarrestabile fenomeno di migrazione delle aziende (e delle maestranze) si inseriscono scelte di segno opposto; imprese che preferiscono investire sul loro territorio sfruttando gli edifici dismessi. L´ultimo esempio risale al 5 novembre, quando, come detto, la giunta ha dato il primo via libera alla Camozzi che potrà aprire una sede distaccata nella vecchia Sabaf, a poche decine di metri dal quartier generale di via Moretto.
L´edificio abbandonato era incluso in una convenzione urbanistica firmata nel 2007 dall´azienda e dal Comune per un piano di recupero che però non è mai stato attuato per colpa della crisi e di altre strategie. Secondo il Piano di governo del territorio approvato lo stesso anno, il capannone si trova in una zona adatta alla commistione tra residenza e lavoro, e per questo la Camozzi ne approfitta per allestire un magazzino, spogliatoi e un ufficio. Il Pgt, però, prevede che la Sabaf proprietaria dello stabile si faccia carico della spesa per allestire nuovi parcheggi pubblici e un´area verde. Nel primo caso saranno realizzati posti auto su 120 metri quadrati, mentre per il secondo, non avendo spazi liberi, l´azienda verserà 12 mila euro al Comune per compensare il mancato intervento. bresciaoggi
Stiamo parlando dei piani attuativi che la giunta di Lumezzane ha adottato in questi ultimi mesi, e che hanno consentito alle piccole e grandi aziende valgobbine di continuare a lavorare sul territorio senza cercare soluzioni esterne, come hanno dovuto fare (e stanno ancora facendo) altre realtà produttive alla ricerca di spazi e infrastrutture che la città non può offrire. Piani che sottolineano una controtendenza: quella delle industrie che vogliono restare.
Oggi in Valgobbia si contano numerosi capannoni industriali vuoti, e due esempi particolarmente rappresentativi sono forniti dalla sede della «Gs» e dell´«Idrosanitaria Bonomi» a San Sebastiano. Ma nell´inarrestabile fenomeno di migrazione delle aziende (e delle maestranze) si inseriscono scelte di segno opposto; imprese che preferiscono investire sul loro territorio sfruttando gli edifici dismessi. L´ultimo esempio risale al 5 novembre, quando, come detto, la giunta ha dato il primo via libera alla Camozzi che potrà aprire una sede distaccata nella vecchia Sabaf, a poche decine di metri dal quartier generale di via Moretto.
L´edificio abbandonato era incluso in una convenzione urbanistica firmata nel 2007 dall´azienda e dal Comune per un piano di recupero che però non è mai stato attuato per colpa della crisi e di altre strategie. Secondo il Piano di governo del territorio approvato lo stesso anno, il capannone si trova in una zona adatta alla commistione tra residenza e lavoro, e per questo la Camozzi ne approfitta per allestire un magazzino, spogliatoi e un ufficio. Il Pgt, però, prevede che la Sabaf proprietaria dello stabile si faccia carico della spesa per allestire nuovi parcheggi pubblici e un´area verde. Nel primo caso saranno realizzati posti auto su 120 metri quadrati, mentre per il secondo, non avendo spazi liberi, l´azienda verserà 12 mila euro al Comune per compensare il mancato intervento. bresciaoggi
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