Nonostante la giovane età, il ventisettenne lumezzanese Pietro Pasotti è un veterano della Cina. Trasferitosi a Shanghai cinque anni fa per gestire l’ufficio estero dell’azienda di famiglia, Pietro si è ormai abituato al rumore assordante dei clacson, alle auto con gli abbaglianti perennemente attivi e ai dottori che fumano durante le visite mediche. «Shanghai è un’oasi felice - spiega -, ma nelle altre città cinesi le stranezze si moltiplicano e i difetti come l’inquinamento e l’umidità si amplificano».
Come responsabile dell’export, Pietro si occupa di vendere idrosanitari made in Italy ai clienti di tutta l’Asia, viaggiando moltissimo. «Lavoro a stretto contatto con clienti cinesi, giapponesi e singaporiani; amo il mio incarico perché mi ha permette di conoscere culture differenti e di vedere posti meravigliosi». Una pausa e poi continua: «Sono contento del mio lavoro anche perché mi ha permesso di conoscere la mia attuale fidanzata, He Qiaonyan».
A proposito di relazioni, Pietro spiega che per gli uomini cinesi è fondamentale sposarsi entro i 30 anni: «Nei weekend la centrale People Square di Shanghai si riempie di genitori che provano a combinare incontri ai figli single affiggendo annunci completi di foto». Necessario per sperare di trovare una moglie è possedere un’abitazione e un’automobile, ma i giovani cinesi fanno a gara anche per comprare abiti griffati e prodotti Apple da sfoggiare nelle innumerevoli discoteche di Shanghai. «La nightlife è sbalorditiva - continua Pietro -, ogni sera ci sono concerti, rappresentazioni teatrali e dj internazionali».
Se da un lato a Shanghai annoiarsi è impossibile, dall’altro è facile sentire la necessità di nuove sfide. «Amo l’Asia e faccio fatica a immaginarmi lontano da questo continente – conclude Pietro -, però in futuro mi piacerebbe trasferirmi a Singapore, è una città meravigliosa».
Vittorio Cerdelli (giornale di brescia)
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