lunedì 25 febbraio 2013

Un «diario argentino» sulla Valgobbia in crisi

«De milagro econòmico a simbolo de la crisis». Non ha bisogno di traduzione uno dei titoli principali riportati ieri dall´edizione domenicale del quotidiano nazionale argentino «La Nacion», la seconda testata per diffusione nel grande Paese sudamericano che stampa fino a 250 mila copie al giorno. Nel servizio firmato dalla corrispondente Elisabetta Piqué, e ripreso anche in versione on line attraverso il sito lanacion.com/ar, si parla approfonditamente della Valgobbia descrivendo la crisi del sistema imprenditoriale lumezzanese.
E se ne parla senza mezzi termini, ricordando che negli anni ´50 questa era conosciuta in mezzo mondo come la «Valle dell´oro», mentre oggi viene utilizzata la definizione di «paese fantasma». In tempi di elezioni, probabilmente, è parso facile accostare la realtà politica italiana e la congiuntura economica, con la seconda che secondo il quotidiano argentino sarebbe una delle conseguenze dirette della prima. 
«Lumezzane è diventato il simbolo della crisi che sta attanagliando l´Italia - si legge nell´articolo - ed evidenzia il totale fallimento della classe politica per fermare il disastro». Il caso valgobbino è approdato oltre oceano e viene dipinto raccontando uno stato di depressione e scetticismo, con numerosi capannoni chiusi e gli ormai numerosi avvisi «affittasi» e «vendesi» sulle pareti. 
Nella cronaca della giornalista argentina trovano spazio anche alcune testimonianze di operai costretti a lavorare in nero, con contratti precari e magari a vivere ancora con i genitori non potendosi permettere soluzioni alternative.
E c´è anche una testimonianza diretta: «Qui la situazione generale è molto complicata - dice nel video messo in rete dal sito internet de La Nacion il responsabile dell´export della Pinti Inox, Pierluigi Paterlini -, ma lo è anche in Italia è in tutto il mondo. La nostra azienda, nonostante sia passata dai 300 operai agli attuali 120, ha saputo innovarsi, ha iniziato a esportare e resiste alla crisi». 
«È vero che nella zona chiude un´azienda al giorno?» Chiede la giornalista: «Non so se i dati sono corretti, ma sicuramente molti hanno chiuso», risponde Paterlini . F.Zizzo - Bresciaoggi

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