Si sta allestendo un vero «Grande 
fratello» attorno al caso eterno del torrente Gobbia di Lumezzane: per 
contrastare i continui episodi di avvelenamento, alle quattro centraline
 già installate dall´Arpa un anno fa si affiancano gli occhi delle 
guardie ecologiche
 volontarie incaricate direttamente dalla Comunità montana della 
Valtrompia. 
L´operazione di vigilanza, lo ricordiamo, è stata avviata nel dicembre 
2011, quando l´Agenzia regionale per la protezione dell´ambiente aveva 
lanciato in Valgobbia una sperimentazione unica in Europa, installando 
quattro sonde mobili in punti segreti per individuare
 l´origine dei veleni che fino a poche settimane fa hanno provocato 
schiume e colorato il torrente. L´ultimo di questi episodi, che si è 
ripetuto per quattro settimane ogni venerdì, proprio quando alcune 
aziende puliscono le vasche, aveva fatto arrossire il
 Gobbia; in particolare nel tratto finale verso Sarezzo. 
Le centraline sono collegate elettronicamente con l´Arpa e registrano 24
 ore su 24 la conducibilità elettrica: a ogni anomalia viene inviato un 
sms all´agenzia che poi allerta l´ufficio Ambiente del Comune e la 
polizia locale. E con questo nuovo sistema, conferma
 l´assessore competente Andrea Capuzzi, sono già stati segnalati alla 
magistratura alcuni illeciti. 
E adesso, per stringere ancora la morsa, il Comune ha stipulato una 
intesa con la Comunità montana: un protocollo che la giunta ha recepito 
pochi giorni fa. In sostanza, nei casi in cui l´ufficio Ambiente non può
 intervenire e l´Arpa sta raggiungendo la posizione,
 le guardie ecologiche coordinate da Roberto Mondinelli saranno le prime
 a muoversi, misurando i valori nel punto indicato e risalendo la rete 
fognaria fino a controllare i pozzetti alla ricerca del colpevole. Anche
 di notte e nei fine settimana. F.Z. bresciaoggi 02/12/12
 
 
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