lunedì 5 novembre 2012

Una centenaria guida tre fratelli da record

È un fatto straordinario e raro anche per la popolosa Lumezzane: oggi in Valgobbia compie 100 anni suor Bonaventura Zani; l´11 novembre toccherà ai 93 del fratello Giovanni, e nel prossimo febbraio saranno 98 per la sorella Caterina. Insieme fanno 291 primavere, quasi tre secoli.
Sono gli ultimi viventi dei nove figli di Pietro Zani (ramo Marchitì) e Maria Crescini: vivevano a Piatucco in una grande casa padronale, con terreni e boschi che arrivavano fino al Santellino. Una famiglia patriarcale contadina nella quale tutti davano una mano: ricordano la fienagione, le mucche al pascolo, la legna da tagliare e portare a casa in una Lumezzane che ora non c´è più, divorata dallo sviluppo industriale. 
Suor Bonaventura, al secolo Angela, è entrata a 22 anni nell´ordine delle Dorotee e ha dato i voti a 25 anni. Poi esperta in cucina, ha fatto la cuoca in tutte le case nelle quali ha passato la sua vita religiosa insegnando catechismo e facendo la maestra d´asilo: prima destinazione in città, a San Faustino, poi a Vobarno, Odolo, Concesio, infine, ormai settantenne, a Villa San Giuseppe, nella casa di riposo delle Dorotee a Brescia, dove fino a poco tempo fa ha continuato nel suo mestiere e dato una mano nell´assistenza alle consorelle più anziane. 
Nell´invito ai parenti, una tribù, alla messa di «ringraziamento» che oggi alle 16 sarà celebrata nella casa di riposo, propone un ricordo commosso dei suoi: la mamma morta giovanissima a 49 anni, il papà che pur ammalato il giorno prima della morte volle andare a messa e si fece portare in chiesa. E ancora i sei fratelli scomparsi, «veri cristiani che ci aspettano in cielo», dice. 
La festa di famiglia (saranno almeno una settantina i partecipanti) con un ricordo speciale è organizzata dai suoi nell´oratorio di Piatucco per l´11 novembre, compleanno del fratello Giovanni, anche lui cresciuto con tutti nella grande casa paterna: lavorò un po´ nella Polotti in officina, poi, sofferente a una gamba, tornò a fare il contadino coi suoi. Si sposò nel ´56 con Ada Torcoli che gli fa ancora compagnia con l´unica figlia, Marisa.
Infine Caterina, del 1915, il «puntèl dè famia»: fu lei dopo la morte prematura della mamma il riferimento in casa per tutte le faccende ma anche per dare una mano nei lavori in campagna. I nipoti la ricordano sempre affaccendata in mille attività dalla mattina alla sera. Ha passato tutta la vita in compagnia dei parenti: «Non ho avuto il tempo di sposarmi», racconta. E.BERT. Bresciaoggi 05/11/12

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