In città qualcuno fatica a crederci ma la realtà dei fatti è drammatica e
poco discutibile: centinaia di famiglie lumezzanesi si mettono ormai in
fila nel centro Caritas del Villaggio Gnutti per chiedere cibo.
Situazioni drammatiche che fanno male agli occhi e al cuore; ma è
inutile fingere che questo non accada.
Mesi fa l´organizzazione
umanitaria segnalava 160 famiglie che settimanalmente bussavano alla
porta per chiedere aiuti: oggi se ne contano 210 e si fatica a consegnar
loro le dovute razioni di cibo e a provvedere alla richiesta di 800
litri di latte a settimana. I viveri non bastano più anche perchè la Gea
(l´agenzia europea che fornisce derrate alimentari) ha tagliato alcune
voci tra le quali appunto il latte.
«Sono soprattutto gli stranieri
che hanno bisogno», rumoreggiano per le vie della Valgobbia. «Niente di
più inesatto - replica la presidente Flauzia Panada -. Molti stranieri
in difficoltà hanno fatto rimpatriare le famiglie preferendo
salvaguardare il contesto sociale presente nel Paese d´origine; quindi
la maggioranza delle richieste arriva proprio dai nostri concittadini».
Fondamentale
per l´operazione sostegno l´aiuto di alcuni privati, industriali e
associazioni che in qualche modo cercano di contribuire con alimenti e
denaro; ma il cibo è poco e purtroppo i volontari si trovano ad
affrontare un compito ancora più angosciante: verificare le condizioni
di reddito prima di garantire aiuti a chi è già in difficoltà solo per
il semplice fatto di trovarsi in coda per pane e formaggio.
«La
situazione è delicata perchè ci troviamo a prestare sostegno anche ai
vicini di casa, a quelle persone che mai avremmo pensato e che invece
sono in difficoltà - continua Panada -. Ci vogliono grande sensibilità e
un´adeguata formazione per gestire i diversi servizi che offriamo».
La
distribuzione di alimenti, gestita da 60 volontari, avviene su sei
giorni alla settimana per due ore giornaliere, che poi diventano sempre 3
o 4. Ci sono poi il centro d´ascolto, gli animatori che intrattengono i
bambini mentre i genitori sono in fila e gli addetti alle visite
familiari che vanno a verificare con mano una povertà dilagante.
La
mancanza di giudizio, la riservatezza e la discrezione sono le
caratteristiche principali per diventare volontari. È poi necessario
affrontare un colloquio per capire dove inserire il candidato in base
alle competenze e alle caratteristiche. Nelle prossime settimane
partiranno due nuovi progetti a sostegno delle famiglie: il microcredito
e un fondo per sostenere i nuclei di disoccupati.(BRESCIAOGGI M.BEN)
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