martedì 12 giugno 2012

Lumezzane Caritas, è allarme rosso

LUMEZZANE Sos Caritas. La povertà morde al di là dell'immaginabile. E non si tratta di rinunciare a «qualche cosa» di rinunciabile, ma di fame. Da 160 di qualche mese fa, sono salite a 210 le famiglie lumezzanesi che settimanalemnte bussano alla Caritas per ricevere alimenti, ma si è oltre le possibilità di soddisfarle tutte. Così si sta verificando quali nuclei familiari abbiano un minimo di reddito per tagliare loro i viveri. Un compito angosciante, rivela la presidente Flauzia Panada. Ma ci pensate, nella Lumezzane che ha rivoltato ricchezza per cinquant'anni, tagliare il cibo a chi ne ha già poco per poterlo offrire a chi non ne dispone affatto? La distribuzione avviene su sei giorni alla settimana per due ore giornaliere che diventano sempre tre per la ressa nei locali, ormai insufficienti, della Caritas. I 60 volontari - quattro per turno - fanno tutto il possibile. Ma ne occorrerebbero altrettanti. In tutto, per ora, sono un centinaio coi dodici operatori del centro d'ascolto il giovedì, gli animatori che accolgono i bambini mentre i genitori sono in fila alla distribuzione, gli addetti alle visite familiari per toccare da vicino la povertà dilagante. I viveri non bastano più, anche perché la Gea, (l'agenzia europea che fornisce derrate alimentari) ha tagliato diverse voci, tra cui il latte: «Siamo costretti ad acquistarlo - dice la Panada - ma non riusciamo a disporre dei necessari 800 litri settimanali. Una mamma, con un velo agli occhi, ha confessato che il latte della Caritas basta per tre giorni, nei restanti manda a scuola la bambina con un bicchiere... d'acqua».
Un pensiero insopportabile, reso meno crudo da coloro che alimentano una generosità quanto mai provvida, pur in tempi tanto difficili. C'è l'industriale che fornisce la carne, quello che offre il latte, i fornai lumezzanesi per il pane fresco, i supermercati pronti al meglio, ma la marea dei bisognosi monta a dismisura. «Adesso - racconta ancora la presidente - vengono da noi le famiglie della porta accanto. Sono i vicini e ci ritroviamo imbarazzati, oltre che in angoscia. Giovani padri di famiglia col mutuo incalzante, i bambini e non ce la fanno. Noi non vogliamo fermarci alla pasta e al pomodoro, cerchiamo di acquistare uova, formaggio, alimenti più nutrienti...». La Lumezzane d'un passato, neppur lontano, pativa la fame e però mai si sarebbe accettato il pensiero d'un suo ritorno. Per questo la generosità già alta è chiamata a superarsi.
Egidio Bonomi(giornale di brescia)

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