giovedì 31 maggio 2012

Lumezzane «Sì» 108 volte nel 2011 Celebrati 39 matrimoni civili e 69 religiosi; 45 separazioni

LUMEZZANEAttira ancora il... matrimonio a Lumezzane? Religioso o civile? È presto detto: nell'anno 2011, gli «io prendo te come sposo/a...» (una volta era semplicemente un «sì», forse tremulo) sono stati 108, fra celebrati a Lumezzane e in altra località, ma con almeno uno dei due sposi residente a Lumezzane.
Del totale fanno parte anche 6 unioni (religiose) di non residenti. I matrimoni civili sono stati 39 di cui 16 celebrati fuori Comune. Rappresentano più d'un terzo del totale. Resta comunque la preponderanza dei religiosi, con 69 unioni, di cui 44 celebrate nelle chiese lumezzanesi. Matrimoni che nascono e che (sempre purtroppo, di qualsiasi natura siano le ragioni) si sciolgono: l'anno scorso si sono registrati 45 casi di scioglimento-cessazione (questa la dizione burocratica), in netta diminuzione rispetto ai 136 dell'anno precedente con 89 maschi, contro 47 femmine ad avanzare la richiesta di scioglimento.
Impossibile invece dare conto delle separazioni che, intuitivamente, sono ben più numerose dei divorzi. Molti si separano senza mai giungere alla totale rottura. Altri lo sono di fatto senza ricorrere ad avvocati e giudici... In sostanza, una società che risente d'un diffuso costume, in auge nei Paesi cosiddetti sviluppati. Un ruolo non secondario lo giocano i mezzi di comunicazione, visivi e rotocalchici, che danno l'immagine d'una società dove tutti sono belli, ridenti, magri, giovani, ricchi, soddisfatti e dove la famiglie si fanno e si disfano anche a ripetizione, assumendo l'aggettivo politicamente corretto di «allargate».
Il cambiamento di costume è quanto mai rapido: un tempo non lontano, facciamo fin quasi agli Anni Novanta, almeno a Lumezzane, era assecondato un precetto vecchio di secoli, per il quale «quan che l'è deter de la porta, te la tìgnet a he l'è htorta», ossia, quando la moglie è dentro della porta (di casa) la tieni anche se è storta.
Una norma orale che perpetuava l'unione a dispetto dei difetti, pur vistosi. Oggi il concetto è ribaltato per quello che i francesi chiamano «arrière pensée», retropensiero: «Mi sposo, se non va bene, mi separo». Da qui anche le infinite prove di matrimonio, con la convivenza che può durare anni in vista poi d'una regolarizzazione davanti alla legge, canonica o civile che sia. Intanto almeno un centinaio di coppie lumezzanesi - il dato è pressoché costante - ogni anno danno vita ad una famiglia, il che può confortare, ma anche inquietare se serpeggia il pensiero turbante d'un futuro scioglimento. (giornale di brescia)

Nessun commento:

Posta un commento