LUMEZZANEAttira ancora il... matrimonio a Lumezzane? Religioso o civile?
È presto detto: nell'anno 2011, gli «io prendo te come sposo/a...» (una
volta era semplicemente un «sì», forse tremulo) sono stati 108, fra
celebrati a Lumezzane e in altra località, ma con almeno uno dei due
sposi residente a Lumezzane.
Del totale fanno parte anche 6 unioni
(religiose) di non residenti. I matrimoni civili sono stati 39 di cui 16
celebrati fuori Comune. Rappresentano più d'un terzo del totale. Resta
comunque la preponderanza dei religiosi, con 69 unioni, di cui 44
celebrate nelle chiese lumezzanesi. Matrimoni che nascono e che (sempre
purtroppo, di qualsiasi natura siano le ragioni) si sciolgono: l'anno
scorso si sono registrati 45 casi di scioglimento-cessazione (questa la
dizione burocratica), in netta diminuzione rispetto ai 136 dell'anno
precedente con 89 maschi, contro 47 femmine ad avanzare la richiesta di
scioglimento.
Impossibile invece dare conto delle separazioni che,
intuitivamente, sono ben più numerose dei divorzi. Molti si separano
senza mai giungere alla totale rottura. Altri lo sono di fatto senza
ricorrere ad avvocati e giudici... In sostanza, una società che risente
d'un diffuso costume, in auge nei Paesi cosiddetti sviluppati. Un ruolo
non secondario lo giocano i mezzi di comunicazione, visivi e
rotocalchici, che danno l'immagine d'una società dove tutti sono belli,
ridenti, magri, giovani, ricchi, soddisfatti e dove la famiglie si fanno
e si disfano anche a ripetizione, assumendo l'aggettivo politicamente
corretto di «allargate».
Il cambiamento di costume è quanto mai
rapido: un tempo non lontano, facciamo fin quasi agli Anni Novanta,
almeno a Lumezzane, era assecondato un precetto vecchio di secoli, per
il quale «quan che l'è deter de la porta, te la tìgnet a he l'è htorta»,
ossia, quando la moglie è dentro della porta (di casa) la tieni anche
se è storta.
Una norma orale che perpetuava l'unione a dispetto dei
difetti, pur vistosi. Oggi il concetto è ribaltato per quello che i
francesi chiamano «arrière pensée», retropensiero: «Mi sposo, se non va
bene, mi separo». Da qui anche le infinite prove di matrimonio, con la
convivenza che può durare anni in vista poi d'una regolarizzazione
davanti alla legge, canonica o civile che sia. Intanto almeno un
centinaio di coppie lumezzanesi - il dato è pressoché costante - ogni
anno danno vita ad una famiglia, il che può confortare, ma anche
inquietare se serpeggia il pensiero turbante d'un futuro scioglimento. (giornale di brescia)
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