giovedì 3 maggio 2012

Lumezzane, scoperta maxi frode fiscale

Iva evasa per circa 1,7 milioni di euro e omessi versamenti Irap pari a circa 360.000 euro.
Questo l’esito di una verifica fiscale effettuata nei giorni scorsi  dal Nucleo di Polizia Tributaria di Brescia nei confronti di una società avente sede nella zona di Lumezzane, in Valgobbia, operante nel settore del commercio dei rottami metallici.
Le fiamme gialle hanno scoperto che la ditta aveva indebitamente dedotto dal reddito imponibile, attraverso fatture fittizie, circa 8,5 milioni di euro di costi. Si tratta di un’operazioen che segue a breve distanza quella effettuata qualche giorno fa e che ha portato alla scoperta di una evasione fiscale messa in atto da un gioielliere bresciano.
La verifica fiscale ha preso le mosse da una complessa attività di indagine, coordinata dalla Procura di Brescia, che ha portato alla luce una maxi frode fiscale basata sull’emissione di false fatture da parte di tre società “cartiere”, cioè esistenti solo dal punto di vista formale e costituite al solo scopo di “coprire” contabilmente gli acquisiti di materie prime effettuati da numerose imprese realmente operative, tra cui la società sottoposta a verifica.
Le indagini di polizia giudiziaria svolte a suo tempo dalla Guardia di Finanza avevano consentito, tra l’altro, di sottoporre a sequestro preventivo 15 immobili, un terreno, un’ autovettura, due motoveicoli ed un rimorchio riferibili all’impresa verificata.
Un’ulteriore rilevante frode fiscale è stata scoperta, sempre nei giorni scorsi, dai finanzieri della Tenenza di Salò. In questo caso è stata verificata una società operante nel settore del commercio di autoveicoli, il cui amministratore ha illecitamente sfruttato il particolare regime previsto in ambito europeo per la vendita di auto usate. In particolare è stato accertato che a fronte di normali acquisti intracomunitari di auto usate (per i quali in Italia non si sarebbe potuto applicare il citato regime del margine), la società con sede in Gavardo (Brescia), con l’intento di evadere l’imposta sul valore aggiunto, ha venduto gli stessi automezzi emettendo due distinte fatture: una consegnata al cliente, regolare, cioè con separata indicazione dell’importo imponibile e dell’Iva applicata e la seconda, annotata nella contabilità, recante il medesimo importo complessivo ma senza l’indicazione specifica dell’Iva.
In questo modo, il contribuente ha sostanzialmente incassato l’imposta sul valore aggiunto senza versarla allo Stato, come invece avrebbe dovuto.
Il sistema fraudolento, scoperto anche ricorrendo alla cooperazione amministrativa nell’ambito dell’Unione europea, ha consentito alla società di evadere l’imposta sul valore aggiunto per un importo complessivo di quasi 1.200.000 euro dal 2007 al 2010.
Ma il commerciante di auto non si è limitato a questo: aveva anche registrato in contabilità fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di oltre 200mia euro negli anni 2008, 2009, 2010 e omesso di dichiarare ricavi effettivamente conseguiti per quasi 140mila euro. E’ stato quindi denunciato per aver presentato dichiarazioni dei redditi e ai fini dell’imposta sul valore aggiunto fraudolente.
Nei primi quattro mesi dell’anno, nel Bresciano, sono state denunciate complessivamente 30 persone per i reati previsti dal decreto legislativo 74/2000, la maggior parte delle quali per omessa dichiarazione (10), per occultamento e/o distruzione della documentazione contabile (16), nonché per la presentazione di dichiarazioni fraudolente e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti ( 8).

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