Dai rubinetti alle api o, se si vuole addolcire, dall'ottone al miele.
Così Renato Ambrosi, ex imprenditore tra i metalli, oggi è diventato
imprenditore alimentare.
«Non ne potevo più di rubinetti - sbotta
liberando un'emozione - così ho lasciato l'azienda ai figli, che se la
vedano loro. Io ho ascoltato la passione per le api che già seguivo coi
miei nonni a Marmentino, quand'ero ragazzo».
Un momento, Ambrosi
(destino dei nomi: con l'aggiunta di un «oli» farebbe... Ambrosoli, re
del miele) agghinda un hobby, d'accordo, ma, appunto, da imprenditore.
Produce
miele dalle sue cento arnie, lo raffina in laboratorio, lo conserva in
lustri recipienti inox, lo confeziona in vasetti disposti in ordine
teutonico su scaffali metallici a seconda dei vari tipi di miele: di
castagno lumezzanese, dice con orgoglio, acacia, mandorlo, ciliegio;
raro quello di cicoria; per ottenerlo porta le api fino agli Appennini
dove tale verdura abbonda.
Finalmente poi il prodotto è pronto per i negozi e i privati che lo accostano nella sua grande casa in Faidana.
Qui
possiede una valletta tutta verde dove, accanto alle arnie, è allestito
un giardino zoologico in cui un pavone maestoso circola sornione e, di
quando in quando, urla il suo canto sgraziato; poi galline, pulcini
pigolanti, fagiani, tortore, oche, anatre, libere di sguazzare nel
laghetto; in un cantone recintato scalpitano due cavalli, passione della
figlia di Ambrosi. In altro recinto ampio e arioso, i cani... insomma,
uno zoo domestico, meta di molte classi materne ed elementari dato che i
bambini di questo tempo urgente e, spesso, innaturale, conoscono gli
animali in fotografia o, relativamente ai polli, in... cucina, quando
giallastri e decapitati, sono pronti per la cottura. Unico guaio,
sospira Ambrosi, ogni tanto la volpe salta l'alta recinzione e fa
razzia.
Però, obietto sommessamente, cento arnie sono tante, dove
trova... i fiori per tutte le api? Semplice: Ambrosi prende le sue
cassette e le trasporta alla Bassa, inseguendo le eterne cadenze della
fioritura primaverile. Che so, prima i mandorli, poi i ciliegi, i
peschi, i pruni e via profumando l'aria.
A fioritura terminata,
riporta le api... all'ovile, pardon, all'apile. Quando il miele è pronto
inizia la raccolta nel rispetto di tutte le norme che presiedono tale
produzione.
Insomma, una micro azienda con quanto l'avvolgente
burocrazia allaccia e stringe. Impresa all'insegna della golosità
confermata dalla targa metallica all'imbocco della stradetta che porta
al laboratorio, con la scritta «Apicoltura Ambrosi»: capta subito
l'attenzione perché un agricoltore a Lumezzane è strano un po' come lo
sarebbe un eschimese nel Sahara.
Domanda tipica di chi vive in questa
valle ribollente (lo è, ancora e sempre, crisi o no): si potrebbe
vivere con le sole api? Ambrosi dice che sì, è possibile.
E fa
pensare che non è necessario inseguire sogni di ricchezza per
mordicchiare un pizzico di felicità quotidiana. I rubinetti, ormai
lontano ricordo, l'ansia scalciata, per seguire una passione. Dolce come
il miele.
Egidio Bonomi (giornale di brescia)
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