Spumeggia di nuovo il Gobbia nell'insipienza di chi se ne ride
dell'ambiente e sembra lanciare una folle sfida, quasi coccolando
l'emozione diabolica dell'impunità.
E che la sensazione di sfida
abbia fondamento si può spremere dal fatto che proprio domani mattina,
domenica, i ragazzi delle scuole inferiori, sono chiamati a ripulire il
torrente, nell'ambito della manifestazione ecologica e culturale
intitolata «I colori del Gobbia». Ma dicevamo di ieri. Il corso d'acqua
ha iniziato a ribollire di schiuma biancastra, striata di marrone, tre
le 17 e le 18 di ieri. Il punto cruciale è sotto il ponticello di Via
Levante, sulla stradetta che porta alla Callora. L'inquinamento viene da
Premiano, senza alcun dubbio, perché risalendo il Gobbia schiumante si
arriva proprio sotto la frazione dove, in zona Cargne, è nato un piccolo
polo industriale.
Mentre si fotografava il malfatto, è transitato
un ex assessore ai lavori pubblici, anni Ottanta, semplicemente
indignato: «Possibile che non si riesca a scoprire chi inquina? Ogni
venerdì sera si ripete la stessa solfa, qualcuno in Comune si deve dare
una mossa» e riparte incavolato.
Ma non è certo l'unico. Gli fa eco
una signora, capitata sul posto, dove una vecchia officina è stata
trasformata in luogo di taglio e deposito di legna dai suoi parenti:
«Tutti i venerdì compare la schiuma, se poi le previsioni dicono pioggia
o piove è ancora peggio». Poi, forzando una rete metallica, ci porta un
duecento metri più in basso dove la schiuma è ammucchiata in modo
impressionante, liberando un indefinibile odore acido.
Di fronte a
tanta demenzialità si esauriscono aggettivi e parole. La signora indica
anche una fotocellula installata in un'ansa del torrente. A che serve
monitorare? Meglio indagare, di venerdì, tra le fatidiche cinque e sei
della sera. (giornale di brescia 12/05/12)
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