Mella «pessimo», Garza scadente, si salva l'Oglio
Scorie industriali nelle valli. Pochi depuratori e spesso malfunzionanti nei paesi. Reflui zootecnici nella Bassa. Ecco i tre grandi mali dei fiumi bresciani Mella, Chiese, Oglio. Ecco perché la provincia di Brescia è in coda alla classifica nazionale sulla salute dei fiumi. Il 30 per cento delle nostre acque fluviali soffre ancora di forte inquinamento. Quantitativi di Escherichia coli (batteri fecali) da far concorrenza al Gange. Cromo, nichel, residui di pesticidi e solventi clorurati da gareggiare con il fiume Giallo.
Lo dimostra l'incrocio dei dati Arpa e Regione Lombardia. Secondo il metodo di classificazione Seca (cinque parametri: ottimo, buono, sufficiente, scadente, pessimo) resta «pessimo» lo stato del Mella (al pari di Lambro e Olona), sufficiente il giudizio sul Chiese (ma verso la Bassa a volte è scadente), sufficiente/buono l'Oglio. Se questa è la condizione dei tre principali fiumi, non se la passano bene nemmeno i corsi d'acqua minori. Malato terminale è il Gobbia, che scende da Lumezzane e si immette nel Mella (mille microgrammi di nichel per ogni litro e 42 di cromo la media del 2010). «Scadente» il livello del Garza a Castenedolo; tra lo «scadente» e il «sufficiente» anche lo Strone che tra Verolanuova e Pontevico scorre nell'omonimo parco ma è minacciato dagli scarichi zootecnici che aumentano livelli di azoto e contemporaneamente creano eutrofizzazione (ovvero sempre meno ossigeno).
Per onor del vero va detto che negli ultimi dieci anni la qualità dei corsi d'acqua bresciani è comunque migliorata. I campioni che l'Arpa effettua con cadenza trimestrale su Oglio, Mella e Chiese hanno diminuito di un quinto i responsi «pessimi». Merito di una de-industrializzazione costante e di una «aumentato rispetto delle regole anche da parte degli imprenditori» aggiunge il direttore dell'Arpa Brescia, Giulio Sesana.
Per onor del vero va detto che negli ultimi dieci anni la qualità dei corsi d'acqua bresciani è comunque migliorata. I campioni che l'Arpa effettua con cadenza trimestrale su Oglio, Mella e Chiese hanno diminuito di un quinto i responsi «pessimi». Merito di una de-industrializzazione costante e di una «aumentato rispetto delle regole anche da parte degli imprenditori» aggiunge il direttore dell'Arpa Brescia, Giulio Sesana.
Purtroppo mancano depuratori. Reflui biologici e detersivi di un terzo dei bresciani (300mila) finiscono ancora in fossi e fiumi. Ma se ci fossero «indicatori per capire il grado d'efficenza dei depuratori esistenti», ha recentemente azzardato il direttore Sesana in una commissione provinciale, quel dato andrebbe sicuramente peggiorando. Il Mella che attraversa la Val Trompia (il 90 per cento degli scarichi non è depurato) per poter migliorare la qualità delle sue acque deve per forza vedere il collettamento di tutta la rete fognaria che arriva a Concesio al depuratore di Verziano. Lì potrebbero finire anche (opportunamente trattate) le scorie delle industrie rimaste in valle. «Perché il vero problema è l'inquinamento da metalli pesanti, da sostanze inorganiche e da pop (persistent organics pollutants) - spiega Francesco Bonomi, biologo dell'Arpa Brescia -. I coliformi fecali sono l'ultimo dei problemi; non sono certo imputabili a loro le morie di pesci». Sfogliando i dati Arpa si constata però che il punto più inquinato nel Mella è Castelmella: la città dà al fiume il colpo di grazia (Una media annua di cromo 5 volte i limiti).
Ma in fatto di depuratori è in forte ritardo anche la Valcamonica (iniziato da poco il raddoppio dell'impianto di Esine) con il risultato che gli scarichi finiscono nel fiume Oglio, che a sua volta poi inquina il lago d'Iseo, di cui è immissario ed emissario. Dal Sebino fino a Rudiano si attesta su livelli «buoni» in termini di qualità delle acque, per poi peggiorare nuovamente e tornare allo stato di «sufficiente» dall'immissione dello Strone in poi (inquinamento da reflui e residui di fitofarmaci).
«Il problema è che, come impone la Ue, entro la fine del 2015 dovremo raggiungere lo stato di "buono" per tutti i corsi d'acqua (Il Mella ha una deroga al 2027» chiude Eleonora Gozio dell'Arpa. Sarà dura raggiungere l'obiettivo se gli enti locali. In passato si è scelto di investire in in strade anziché in depurazione. Oggi non ci sono più soldi.
«Il problema è che, come impone la Ue, entro la fine del 2015 dovremo raggiungere lo stato di "buono" per tutti i corsi d'acqua (Il Mella ha una deroga al 2027» chiude Eleonora Gozio dell'Arpa. Sarà dura raggiungere l'obiettivo se gli enti locali. In passato si è scelto di investire in in strade anziché in depurazione. Oggi non ci sono più soldi.
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