martedì 21 febbraio 2012

Muri tappezzati allo stadio «Pozzi non può entrare»

Il vecchio e il nuovo Lume stavolta non si sono incontrati. Bortolo Pozzi, lumezzanese doc, al Comunale non si è presentato. E non solo perchè sta lottando contro il tempo per evitare il fallimento della Spal, di cui è direttore generale. Pozzi non è andato al Comunale, la «sua» casa per anni e anni, ma ha visto i manifesti con la scritta «a Lumezzane io non posso entrare», con la sua faccia dietro a un cartello di divieto di sosta. I manifesti sono stati rimossi dai tifosi ferraresi arrivati in Valgobbia. Ma non è per questo che Pozzi non si è presentato al Comunale: «Dovevo vedere un'altra partita», si è limitato a dire. Probabilmente l'ex presidente rossoblù ha voluto evitare un altro stop. Due settimane fa, quando Lumezzane-Spal fu rinviata per neve, Pozzi, presentatosi ai cancelli dello stadio valgobbino, si vide rifiutare l'ingresso. Il motivo? Non sarebbe stato nella lista dei dirigenti ospiti accreditati. COMUNQUE sia andata, è una realtà che Pozzi, lumezzanese doc, non sia potuto entrare in quello che fu il «suo» stadio. O meglio: il Lumezzane gli ha messo a disposizione un biglietto di tribuna, mentre Pozzi avrebbe voluto andare negli spogliatoi a parlare con la squadra e poi accomodarsi sugli spalti vicino al suo allenatore, Stefano Vecchi, che quel 5 febbraio era squalificato. Ieri, così, Pozzi ha preferito restarsene sulle sue. Ha voluto evitare commenti su tutto. Una guerra tra dirigenti del vecchio e del nuovo Lume, tra Bortolo Pozzi, uomo di fiducia della famiglia Bonomi, e Renzo Cavagna, l'attuale numero uno. UNA STORIA di accuse e controaccuse, di fideiussioni, di soldi. Un rapporto mai nato, tra il vecchio e il nuovo Lume, e deterioratosi con il tempo fino ad arrivare alle ultime puntate: il mancato ingresso di Pozzi nello stadio del suo paese, i manifesti. Ora Pozzi è impegnato nella battaglia per evitare alla Spal l'onta del fallimento. Il presidente della società emiliana Cesare Butelli sconta la mancanza di liquidità: non ha i soldi per pagare gli stipendi, per far fronte ai debiti con i fornitori. Erano belli i tempi in cui il Lume di Pozzi (e dei Bonomi) non scialaquava, ma lanciava talenti (Cassetti, Belleri, Brocchi, Balotelli) e faceva fior di campionati. Il Lume di adesso, con mezzi più limitati, riesce ugualmente a farsi onore nel terzo campionato nazionale. Una cosa in comune, il nuovo e il vecchio Lume, almeno ce l'hanno. V.C.  (bresciaoggi 20/02/2012)

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