Dopo una notte insonne trascorsa con moglie e figli, e dopo il lungo viaggio aereo da Città del Messico a Milano Linate, dove è atterrato domenica sera attorno alle 22, Giampietro Ghidini, l'imprenditore di Lumezzane (è titolare della «Ghidini illuminazione» di via Monsuello, a San Sebastiano) sequestrato per un giorno tra giovedì e venerdì scorsi nella città messicana di La Paz è tornato nella sua casa di via Valsabbia, a Sant'Apollonio. E forse ha deciso di provare a dimenticare delegando alla moglie il racconto del suo dramma lampo.
Un dramma che, lo ricordiamo, si è materializzato giovedì sera, mentre il 69enne stava rincasando dalla sede della «Giada trading», l'azienda di La Paz, nella Bassa California, di cui è titolare e che dal 2004 si occupa della macinatura dei rottami ferrosi destinati alle acciaierie del Paese. Il valgobbino è stato fermato sulla soglia di casa da tre persone armate di pistola che l'hanno legato, imbavagliato e condotto con un'auto in un'abitazione. Qui, come raccontato dalla figlia Francesca residente a Salò, la prima che ha reso pubblica la vicenda rivolgendosi ai carabinieri di Lumezzane, il rapito è stato costretto a firmare alcuni documenti nei quali si impegnava a lasciare la sua azienda e ad abbandonare il Messico al più presto.
Dopo 24 ore, venerdì sera, i malviventi l'avrebbero condotto all'aeroporto locale obbligandolo a prendere un volo per Città del Messico, dove in teoria avrebbe dovuto trovare dei complici dei sequestratori ad attenderlo. Ghidini però non ha visto nessuno, e a quel punto si è rifugiato nell'ambasciata italiana dalla quale ha avvertito i familiari della partenza forzata e chiesto aiuto alle autorità per il rimpatrio. Infine, domenica sera ha ritrovato a Milano moglie e figli.
Impossibile parlare col protagonista dell'episodio: sulla porta dell'abitazione di via Valsabbia si è presentata ai cronisti per qualche minuto solo la moglie Ivanna Bertoglio; la quale ha confermato i fatti. «Mio marito sta bene - ha assicurato la donna - anche se è ancora sotto shock per quanto gli è successo, ora riposa e non vuole vedere nessuno».
Nei mesi estivi, insieme a una figlia, la signora aveva raggiunto a sua volta il Messico per dare una mano al marito in azienda. Ghidini era rimasto solo dal 5 agosto. «La prima cosa che ha fatto quando è tornato a casa è stato concedersi un pianto liberatorio - ha commentato la moglie -, ma ora sta bene e l'incubo è finito». Tornerà in Messico? La risposta è stata perentoria: «Direi proprio di no».
Secondo la moglie l'imprenditore valgobbino non aveva mai ricevuto minacce e non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Finito l'incubo iniziano le indagini per capire chi possa essere stato, e per quale motivo, a sequestrare il lumezzanese. Tra le prime ipotesi circolate quella di un altro imprenditore intenzionato a «liberarsi» della concorrenza del bresciano; una eventualità per niente rara in un Paese alle prese con gravissimi problemi di criminalità. (breresciaoggi)
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