Migliaia di euro di pellet andati in fumo, senza però aver riscaldato i
malcapitati clienti che si erano fatti ingolosire da un´offerta
allettante. È quanto accaduto ad alcuni bresciani e a un centinaio di
bergamaschi che hanno sottoscritto un contratto con la Giuseppe
Vavassori Stufe e caldaie di Castelli Calepio, in provincia di Bergamo.
Tra questi anche una coppia di Gardone, che ha voluto rompere il
silenzio e lanciare un appello, ricordando a chi è finito nella rete che
si può chiedere aiuto all´Unione bergamasca consumatori (telefono 0352
42282), che si sta occupando di raccogliendo decine di segnalazioni.
Ma come nasce la storia del pellet fantasma?
«ABBIAMO
TROVATO l´annuncio stampato su un volantino all´esterno di un centro
commerciale - raccontano Roberto Baronio e Federica Bellini, i due
gardonesi -. Veniva proposto l´acquisto di grossi quantitativi di pellet
al prezzo di 3,50 euro al sacco. Abbiamo sottoscritto una proposta per
avere un migliaio di sacchi dilazionati nel tempo, ma dopo aver ricevuto
la prima partita, l´azienda si è dileguata nel nulla». La storia è
quella già ricostruita dalle forze dell´ordine: tramite alcuni
venditori, la ditta proponeva tonnellate di pellet a prezzi contenuti e
chiudeva la proposta con una stufa in omaggio. Un´offerta interessate
per chi, di questi tempi, vuole risparmiare sui costi del riscaldamento.
OGGI
PERÒ GLI acquirenti si trovano con un pugno di mosche in mano. «Per chi
ha pagato in contanti non c´è nulla da fare, devono mettersi il cuore
in pace e convivere con lo spiacevole accaduto - spiega l´associazione
dei consumatori che sta seguendo la vicenda -. Diverso il discorso per
chi ha chiesto un finanziamento e sta ancora pagando delle rate per del
materiale che non vedrà mai. Tramite il nostro legale possiamo congelare
il finanziamento e chiedere il rimborso delle rate già pagate riferite
alla merce mai ritirata. Invitiamo quindi i truffati a contattarci» (dal
lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 17.30).
L´avvocato Gabriele Forcella sta raccogliendo le segnalazioni per poi
mandare una lettera alla banca che ha erogato i finanziamenti. «Ci
appelleremo all´articolo 125 del testo unico bancario che rientra tra le
disposizioni a tutela del consumatore, anello debole in questo gioco
tra le parti - spiega il legale -. Infatti, se il fornitore non fornisce
il bene per il quale è stato attivato il finanziamento, il contratto
può essere risolto e la banca deve restituire quanto versato, salvo
l´imputabile alla merce consegnata».
Attenzione: è fondamentale non
smettere di pagare le rate del prestito prima di avere intrapreso la
strada suggerita dall´avvocato. Si rischia di entrare nell´elenco dei
cattivi pagatori e la relativa segnalazione alla centrale rischi. BRESCIAOGGI
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