Fumi industriali scaricati in atmosfera senza controlli e cumuli di
scarti di lavorazione dei metalli alla diossina custoditi abusivamente
in azienda in attesa di essere smaltiti non si sa come e non si sa
quando.
Sono i due volti delle potenziali sorgenti di «veleni»
scoperte e neutralizzate dai carabinieri dei Noe su un territorio
bresciano soffocato da un declino ambientale-ecologico senza precedenti.
I BLITZ SONO SCATTATI in Valtrompia, un´area già pesantemente
colpita da episodi di inquinamento, e nell´enclave altrettanto
vulnerabile posta fra l´Hinterland e la Franciacorta.
A Cazzago i
militari del Nucleo operativo ecologico guidati dal capitano Alessandro
Placidi hanno scoperto in un´azienda specializzata nella produzione di
alluminio, un impianto di emissione fumi «fantasma», o meglio
funzionante ma privo di qualsiasi autorizzazione.
In pratica gli
scarichi in atmosfera dello stabilimento non sono mai sottoposti a
procedimenti di taratura e misurazione degli inquinanti da parte delle
autorità.
In teoria da quei «camini» potrebbero essere stati
smaltite sostanze potenzialmente tossiche in concentrazioni al di sopra
dei limiti di sicurezza. Il titolare dell´impresa è stato denunciato a
piede libero mentre nei prossimi giorni tecnici dell´Arpa e carabinieri
del Noe verificheranno l´efficienza e l´efficacia dei filtri per capire
se l´azienda abbia o meno inquinato.
Nel perimetro del sito
produttivo è stata scoperta una discarica abusiva dove erano stoccati in
sacchi industriali residui da polveri di abbattimento di fumi che sono
rifiuti speciali pericolosi. Scorie cioè classificate tra le principali
fonti rilevanti di diossina di riconosciuta tossicità, difficilmente
biodegradabili e particolarmente accumulabili nella catena alimentare
dove, concentrandosi sempre più a partire dai vegetali passando per gli
animali, arriva fino all´uomo con conseguenze dannose e imprevedibili
per la salute. Nello stabilimento erano ammassati anche residui di
lavorazione della sabbiatura e sfridi di alluminio intrisi di olii
minerali, questi ultimi cancerogeni.
Non viene escluso che
l´imprenditore volesse solo dilatare i tempi dei conferimenti in
discarica dei rifiuti speciali, per risparmiare, con viaggi cumulativi,
sugli ingenti costi di trasporto delle scorie.
MA NEPPURE LA PISTA di uno smaltimento al di fuori delle rigorose procedure imposte dalla legge può essere escluso.
L´aspetto
sarà chiarito dalle indagini dei militari del Noe che stanno tracciando
il percorso degli scarti prodotti dall´azienda. La seconda operazione
dei carabinieri ha riguardato uno stabilimento specializzato nella
lavorazione di metalli a Sarezzo. Anche in questo caso l´imprenditore è
stato denunciato perchè utilizzava un sistema di scarico di fumi non
autorizzato. Gli investigatori non hanno riscontrato nessun legame fra
lo scarico irregolare dell´azienda e la misteriosa nube corrosiva che
nel corso dell´estate ha aggredito Sarezzo e Zanano. Quel fenomeno che
ha tenuto e tiene ancora con il fiato sospeso i cittadini sarebbe legato
a scarichi «pirata» di sostanze chimico-industriali nel torrente
Gombiere. Il residui delle lavorazioni al contatto con l´acqua avrebbero
provocato un´ossidazione facendo sprigionare la cappa inquinante. N.S. bresciaoggi
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