giovedì 19 settembre 2013

Fumi e scorie smaltiti senza controllo

Fumi industriali scaricati in atmosfera senza controlli e cumuli di scarti di lavorazione dei metalli alla diossina custoditi abusivamente in azienda in attesa di essere smaltiti non si sa come e non si sa quando.
Sono i due volti delle potenziali sorgenti di «veleni» scoperte e neutralizzate dai carabinieri dei Noe su un territorio bresciano soffocato da un declino ambientale-ecologico senza precedenti.
I BLITZ SONO SCATTATI in Valtrompia, un´area già pesantemente colpita da episodi di inquinamento, e nell´enclave altrettanto vulnerabile posta fra l´Hinterland e la Franciacorta.
A Cazzago i militari del Nucleo operativo ecologico guidati dal capitano Alessandro Placidi hanno scoperto in un´azienda specializzata nella produzione di alluminio, un impianto di emissione fumi «fantasma», o meglio funzionante ma privo di qualsiasi autorizzazione.
In pratica gli scarichi in atmosfera dello stabilimento non sono mai sottoposti a procedimenti di taratura e misurazione degli inquinanti da parte delle autorità.
In teoria da quei «camini» potrebbero essere stati smaltite sostanze potenzialmente tossiche in concentrazioni al di sopra dei limiti di sicurezza. Il titolare dell´impresa è stato denunciato a piede libero mentre nei prossimi giorni tecnici dell´Arpa e carabinieri del Noe verificheranno l´efficienza e l´efficacia dei filtri per capire se l´azienda abbia o meno inquinato.
Nel perimetro del sito produttivo è stata scoperta una discarica abusiva dove erano stoccati in sacchi industriali residui da polveri di abbattimento di fumi che sono rifiuti speciali pericolosi. Scorie cioè classificate tra le principali fonti rilevanti di diossina di riconosciuta tossicità, difficilmente biodegradabili e particolarmente accumulabili nella catena alimentare dove, concentrandosi sempre più a partire dai vegetali passando per gli animali, arriva fino all´uomo con conseguenze dannose e imprevedibili per la salute. Nello stabilimento erano ammassati anche residui di lavorazione della sabbiatura e sfridi di alluminio intrisi di olii minerali, questi ultimi cancerogeni.
Non viene escluso che l´imprenditore volesse solo dilatare i tempi dei conferimenti in discarica dei rifiuti speciali, per risparmiare, con viaggi cumulativi, sugli ingenti costi di trasporto delle scorie.
MA NEPPURE LA PISTA di uno smaltimento al di fuori delle rigorose procedure imposte dalla legge può essere escluso.
L´aspetto sarà chiarito dalle indagini dei militari del Noe che stanno tracciando il percorso degli scarti prodotti dall´azienda. La seconda operazione dei carabinieri ha riguardato uno stabilimento specializzato nella lavorazione di metalli a Sarezzo. Anche in questo caso l´imprenditore è stato denunciato perchè utilizzava un sistema di scarico di fumi non autorizzato. Gli investigatori non hanno riscontrato nessun legame fra lo scarico irregolare dell´azienda e la misteriosa nube corrosiva che nel corso dell´estate ha aggredito Sarezzo e Zanano. Quel fenomeno che ha tenuto e tiene ancora con il fiato sospeso i cittadini sarebbe legato a scarichi «pirata» di sostanze chimico-industriali nel torrente Gombiere. Il residui delle lavorazioni al contatto con l´acqua avrebbero provocato un´ossidazione facendo sprigionare la cappa inquinante. N.S. bresciaoggi

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