lunedì 12 novembre 2012

Piatucco: il recupero di un edificio del '700 in piazza Diaz

La piazza Armando Diaz di Piatucco, fino al 1954, era l’unica vera piazza di Lumezzane. A San Sebastiano piazza Roma era più slargo che altro, a Sant’Apollonio nulla finché non si era costruita la Portegaia, ’54 appunto, e l’annesso palazzo della banca.
 
La piazza di Piatucco è stata oggetto di un gradevole recupero degli edifici che la coronano, tutti risalenti nel tempo, ma quello più ampio e storico, costruito nel Settecento, era stato via via abbandonato con inevitabile declino.
 
Il piano rialzato aveva sempre ospitato attività commerciali, poste comprese, ma soprattutto vi era l’osteria per eccellenza «La Hcalèta», com’era chiamata da tutti.
 
Per quasi tre secoli lì è corsa la vita non solo dei... piatucchesi: era frequentato luogo di ritrovo, punto d’incontro e d’affari, magari tra una trippa ribollente e un lesso ammiccante, sì perché le osterie d’un tempo erano un po’ tutto, compreso un letto, all’occorrenza.
 
«La Hcalèta» ha accolto canti e suoni, quando si ritrovavano ad esempio, il maestro Marsilio Codini (e la sua magica fisarmonica) con i molti amici, oppure le orchestrine lumezzanesi, come la Cov (Compagnia orchestrale vagabonda) o Arrigo Polotti con la fisa e Gepe del Tediì, col violino. Infiniti i canti liberati dai calici in frenesia.
 
Storia spicciola, della Lumezzane andata, storia di varia umanità, ma proprio per questo...umanissima. Lo stabile era passato per diverse proprietà, con l’intento d’una ristrutturazione mai avvenuta.
 
Tempi frettolosi, i nostri, di smemoria e quindi anche d’indifferenza pur di fronte a una «casa» del Settecento, senza particolari pregi, se si vuole, ma ben identificabile con i poggio lini rotondi, le porte ad arco, architettura pulita, gradevole nella sua semplicità.
 
Poi ecco uno sforzo inatteso. Lo stabile viene acquisito dalla Scavedil, impresa edile di Antonio Ronchi col preciso fine del recupero, come proclama la gigantografia che campeggia sulla facciata.
 
L’intento è di mantenere l’antica vocazione del piano rialzato per attività commerciali (ritornerà anche la nuova... vecchia Hcalèta?), i piani superiori abitativi. Antonio Ronchi non è nuovo a imprese di questo genere.
 
Ci riprova - almeno tenta - anche stavolta. Andasse in porto, la piazza di Piatucco diverrebbe il vero salotto di Lumezzane, tutta tirata a lustro com’è, magari lasciando sulla facciata il simbolo metallico, ancora intatto, del telefono pubblico che La Hcalèta, unica e sola, vantava: la grande ruota gialla coi numeri nei fori a simboleggiare, appunto, il telefono di anni perduti. Con un filo di malinconia. Dolce. 11/11/2012 10:00:00 Lumezzane

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